(rielaborazione dell’ omelia di mons. Angelo Comastri)
L’evangelista Giovanni racconta: “Gesù che passava”.
È una verità perenne. Accanto alla vita di ciascuno passa Dio. Ci incontra nella quotidianità della nostra vita, ci raggiunge di sorpresa sul luogo di lavoro, in famiglia, a scuola, per le strade del mondo. Gesù passa davanti al sicomoro su cui è salito Zaccheo (Lc19,1-10), passa tra le messi nel giorno di Sabato (Mt12,1), passa e vide Matteo seduto al banco delle imposte (Mc2,14), passa e vede il cieco nato (Gv9,1-23). Possiamo non sentirlo, possiamo non vederlo, possiamo non credergli e non amarlo, ma resta la verità: Dio ci passa accanto, cammina con noi senza stancarsi. San Matteo nel suo vangelo scrive:
Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo (Mt28,20).
Gesù infatti è l’Emmanuele – il Dio con noi. Egli è qui presente in mezzo a noi, ci presenta il programma di una vita cristiana e ci svela il senso della nostra vita, il senso della nostra chiamata. Ora, come riconoscerlo?
Giovanni Battista, appena vede Gesù, lo fissa, lo riconosce e grida: Ecco l’Agnello di Dio. Che significa questa esclamazione? Significa che Giovanni collega la presenza di Dio alla scelta della mitezza, della bontà, della purezza, del sacrificio, della croce.
L’esperienza di tantissimi santi ha confermato la parola di Giovanni.
Prova ad accostarti al debole, al povero, all’ammalato e a colui che si sente solo e abbandonato: ci sentirai una pienezza interiore che null’altro è, se non presenza di Dio.
Prova a rinnegare il tuo orgoglio, prova a sorridere alla croce, ad amarla; prova a trovare la giusta misura quando il tuo ego ti sussurra il senso di superiorità, quando ti dice che per te le regole non si applicano, prova a prendere in considerazione i sentimenti e le necessità dell’altro, prova a dare senza aspettarsi nulla in cambio: avvertirai una gioia mai sentita, che è tipico frutto dell’essere accanto a Dio.
Oggi perché tante persone sentono Dio lontano? Non perché Dio è lontano – lui che è sempre vicino – ma perché essi perdono la capacità di riconoscere il suo volto divino-umano, la sua presenza in mezzo a noi. Perché non lo cercano dove Dio è; perché non combattono la propria cattiveria, immersi nel loro narcisismo patologico si son resi ciechi ed estranei a Dio pur avendoLo accanto.
Dopo l’atto di fede di Giovanni Battista, due giovani si staccano da lui e si avvicinano a Gesù. Gli domandavano: Maestro, dove abiti? Gesù risponde: Venite e vedrete. Risposta stupenda. Gesù dice: Chi è Dio non si può raccontare – si può capire soltanto vivendo la Vita di Dio. Che cos’è la pace di Dio, non si può dire – per capire bisogna vivere la pace. Che cos’è la fede, non si può esprimere a parole – è vivendo la fede che si capisce la fede.
Per questo Gesù avverte i due giovani (e tutti noi) di non cercare Dio dall’esterno, di non accontentarsi di una bella definizione di Dio, di non fermarsi alle idee! Ecco la lezione meravigliosa di Cristo: Volete conoscermi? Cominciate a vivere la mia vita e tutto vi diventerà chiaro. I santi non sono parolai ma persone che vivono la Parola.
Preghiamo il Padre, che in Cristo Signore ha posto la sua dimora tra noi, di insegnarci di accogliere costantemente la sua parola per essere tempio dello Spirito, a gloria del suo nome.