Quarta Domenica del Tempo ordinario anno B Lectio

Vangelo: Mc 1,21-28

21 Giunsero a Cafàrnao e subito Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, insegnava. 22 Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. 23 Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, 24 dicendo: “Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!”. 25 E Gesù gli ordinò severamente: “Taci! Esci da lui!”. 26 E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. 27 Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: “Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!”. 28 La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.

Meditiamo il Vangelo

Marco è un abile narratore: il brano appena precedente, che abbiamo ascoltato domenica scorsa, ci parlava della chiamata dei primi quattro apostoli che hanno lasciato tutto per seguire Gesù . Questo suscita nel lettore curiosità, anche perché la promessa di Gesù è stata un po’ misteriosa “Vi faro diventare pescatori di uomini”. Immagino che anche i primi apostoli fossero molto incuriositi e volessero capire cosa volesse dire Gesù in concreto e cosa significasse, nella loro vita, seguirlo. Anche in noi deve sorgere questa domanda: cosa significa seguire Gesù oggi, per me, nel concreto della mia vita? A questa domanda risponde il proseguimento del Vangelo ed è questo che dobbiamo scoprire noi oggi, ascoltando la Parola di Dio, come lo hanno scoperto gli apostoli seguendo Gesù fisicamente.

Noi, a questo punto, ci aspetteremmo che i primi apostoli debbano seguire Gesù chissà dove e invece il Vangelo ci dice “Giunsero a Cafarnao” che è proprio la città dove abitava Pietro e Andrea, e probabilmente anche gli altri apostoli. Noi ci saremmo aspettati che per seguire Gesù gli apostoli dovessero lasciare il posto dove vivevano, e invece, nei versetti subito dopo quelli del brano di oggi Gesù e i suoi lasceranno la sinagoga per entrare nella casa di Pietro e Andrea. Queste non sono semplicemente dettagli della narrazione, ma ci insegnano che seguire Gesù significa convertirsi, cambiare mentalità proprio nella nostra quotidianità, nella vita ordinaria di tutti i giorni nel luogo dove lavoriamo (pesca), nella chiesa in cui ci raduniamo con la comunità per celebrare la nostra fede (sinagoga), nella nostra casa (casa di Pietro e Andrea). E questo ci dice anche che diventare discepoli di Gesù è qualcosa per tutti: non è solo per quelli che lasceranno casa, famiglia, scuola, lavoro per diventare preti, suore o frati, ma è qualcosa per tutti noi perché è qualcosa che dobbiamo fare esattamente nel posto in cui siamo e viviamo.

Un’altra cosa che stupisce è che un indemoniato vada in sinagoga a pregare il sabato: la religiosità non ci dà la garanzia di essere a posto. Lo vedremo anche più avanti col comportamento di farisei, scribi, dottori della legge e sinedrio nei confronti di Gesù. Questo sgombra il campo da un equivoco: per seguire Gesù, per essere suo discepolo, non basta andare a Messa e pregare.

Un’altra cosa che ci dice questo episodio è che seguendo Gesù entrerò anche in contatto col male. Non che il male prima non ci fosse: quell’uomo era indemoniato anche prima di incontrare Gesù, ma l’incontro con Gesù lo mette in evidenza. Anche per noi vale la stessa cosa: fino a che viviamo la nostra vita egoista, comoda e tranquilla non ci accorgiamo del male che c’è in essa. Lo diceva anche S. Teresa d’Avila: seguire Gesù più da vicino è come accedere la luce in una stanza buia; fino a quando la stanza è buia non ci accorgiamo della polvere e dello sporco che è in essa, ma quando la illuminiamo sempre di più ci accorgiamo che non era così pulita come sembrava.

Inoltre è vero che frequentare la Chiesa, la sinagoga per l’uomo indemoniato, non è garanzia di essere a posto, ma grazie a questa frequentazione l’indemoniato ha potuto incontrare Gesù che lo ha liberato dal suo male.

Il brano inizia parlando dell’insegnamento di Gesù: è un insegnamento che stupisce perché fatto con autorità, ma l’evangelista non ci dice cosa insegnasse Gesù. Questa non è un’omissione casuale: non è tanto importante l’insegnamento di Gesù, perché Lui non si presenta, prima di tutto, come un maestro di morale; la cosa più importante è la persona di Gesù stesso e il suo rapporto con la legge, insegna con autorità, e con il male, è più forte del maligno. Se siamo attenti Marco ci sta dicendo che non è importante tanto osservare ciò che Gesù insegna, quanto seguirlo lasciando tutto il resto (e cioè staccando il cuore dall’attaccamento alle cose terrene), come hanno fatto i primi apostoli, e soprattutto troncando ogni rapporto con il male nella nostra vita. Gesù non permette allo Spirito impuro di parlare, anche se sembra che dica cosa giuste, e questo proprio perché ci indica che il modo giusto è quello di troncare subito col male senza ascoltarlo minimamente. Questo è un insegnamento molto sapiente: quando la tentazione si affaccia nella nostra mente inizialmente parte presentandoci dei pensieri che sembrano giusti. Ad esempio è vero che mio marito, mio figlio ha fatto questo, è vero che questo cibo è buono, che questa cosa è bella e desiderabile … Tutto questo perché vuole che iniziamo a pensarci su, a colloquiare con la tentazione proprio come Eva ha iniziato a parlare col serpente. Se noi cadiamo in questo trucco diventerà sempre più difficile troncare con la tentazione e probabilmente finiremo per cadere. Quante volte, ad esempio, abbiamo sperimentato che magari non volevamo parlare male di una persona, ma abbiamo cominciato a dire una cosa piccola su di lei e poi, senza neanche accorgerci, ci siamo ritrovati a sparlare di lei e a dire quello che non avremmo voluto dire? Quante altre volte, probabilmente molte di più, abbiamo seguito un pensiero riflettendo su una piccola cosa, ma più ci abbiamo pensato e più la cosa si è ingigantita facendoci arrabbiare. Questa è la tattica che usa il maligno per farci cadere: ci presenta inizialmente una piccola cosa, che per di più sembra giusta, e ci porta a piccoli passi a far crescere in noi sentimenti cattivi o a desiderare cose non buone. Gesù ci insegna che il modo migliore è far tacere subito il maligno e la sua voce nella nostra mente.

Lo spirito maligno strazia e fa gridare forte la persona che possedeva, perché ovviamente non vuole che sia liberata: anche questo ci racconta una verità della nostra vita interiore. Quante volte abbiamo sperimentato come liberarci da un vizio sia faticoso? Più volte, magari ad ogni confessione o anche più spesso, facciamo il proposito di non cadere più in un certo peccato o in una cattiva abitudine, ma questo costa fatica e sofferenza. Spesso siamo sinceri quando facciamo buoni propositi, ma poi vediamo che ricadiamo facilmente. Questo non deve scoraggiarci: il cammino della liberazione e della conversione è lungo e faticoso, ma va intrapreso con decisione e pazienza confidando nella fedeltà e nell’amore di Dio. Non bisogna né arrendersi, né avvilirsi, ma presentare al Signore la nostra fragilità insieme al proposito di impegnarci nel migliorare, e poi dobbiamo avere molta fiducia nella Sua grazia, che non si sostituisce al nostro impegno, ma che sostiene il nostro sforzo. Ancora una volta dobbiamo mettere a tacere la voce del maligno che vorrebbe avvilirci dicendoci che tanto è tutto inutile e che cambiare è troppo difficile. Dio guarda alla nostra buona volontà ancor più di quanto guardi al successo delle nostre azioni.

Ma la vera buona notizia di questo Vangelo è che Gesù vince il male: non dobbiamo aver paura di non farcela noi a liberarci dal male perché è Gesù stesso che ci libera dal male. A noi spetta solo di scegliere ciò che è buono, giusto e bello, e di tagliare i ponti con decisione verso ciò che non lo è. E poi dobbiamo riporre la nostra fiducia in Gesù e ringraziarlo sempre perché non ci lascia soli nella nostra fatica e nella nostra lotta contro il male.

Spunti per la riflessione personale e la condivisione:

  1. In cosa consiste la mia religiosità: in una serie di pratiche religiose o in vera apertura del cuore per accogliere e mettere in pratica la volontà di Dio concretamente nella mia vita?
  2. La mia religione consiste nell’obbedire a dei precetti morali o nel seguire ciò che mi suggerisce lo Spirito Santo, giorno per giorno nel concreto della mia vita, e rifiutare con decisione e prontezza ciò che mi presenta lo spirito impuro?
  3. Sono pronto ad accogliere la vita nuova che Gesù vuole offrirmi oppure preferisco seguire le mie abitudini perché almeno è qualcosa che conosco e so come fare?
  4. Accetto il fatto che il cammino dietro a Gesù sia gioioso, ma faticoso, oppure seguo Gesù solo finché è facile e mi scoraggio quando cado?
  5. Credo che Gesù possa vincere il male che è presente nella mia storia passata e nella vita presente per liberarmi e consentirmi di seguirlo nella gioia?

 

Preghiamo con la seconda colletta: O Padre, che hai inviato il tuo Figlio a insegnare con autorità la tua via e a liberarci dalle potenze del male, fa’ che sperimentiamo l’intima gioia di affidarci unicamente a te, per testimoniare con la vita la nostra fede. Per il nostro Signore Gesù Cr

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