Lectio sul Vangelo della passione e morte di Gesù secondo Marco

LECTIO SUL VANGELO DELLA PASSIONE E MORTE DI GESU’ SECONDO MARCO

SALMO 21:

Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?

 Si fanno beffe di me quelli che mi vedono, storcono le labbra, scuotono il capo:

 «Si rivolga al Signore; lui lo liberi, lo porti in salvo, se davvero lo ama!».
Un branco di cani mi circonda, mi accerchia una banda di malfattori;
hanno scavato le mie mani e i miei piedi. Posso contare tutte le mie ossa.
Si dividono le mie vesti, sulla mia tunica gettano la sorte.
Ma tu, Signore, non stare lontano, mia forza, vieni presto in mio aiuto.
Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli, ti loderò in mezzo all’assemblea.
Lodate il Signore, voi suoi fedeli, gli dia gloria tutta la discendenza di Giacobbe,
lo tema tutta la discendenza d’Israele.     Sia gloria al Padre. . . .

DAL VANGELO SECONDO MARCO (14,53-15,39)

                Condussero Gesù dal sommo sacerdote, e là si riunirono tutti i capi dei sacerdoti, gli anziani e gli scribi. Pietro lo aveva seguito da lontano, fin dentro il cortile del palazzo del sommo sacerdote, e se ne stava seduto tra i servi, scaldandosi al fuoco. I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una testimonianza contro Gesù per metterlo a morte, ma non la trovavano. Molti infatti testimoniavano il falso contro di lui e le loro testimonianze non erano concordi. Alcuni si alzarono a testimoniare il falso contro di lui, dicendo: «Lo abbiamo udito mentre diceva: “Io distruggerò questo tempio, fatto da mani d’uomo, e in tre giorni ne costruirò un altro, non fatto da mani d’uomo”». Ma nemmeno così la loro testimonianza era concorde. Il sommo sacerdote, alzatosi in mezzo all’assemblea, interrogò Gesù dicendo: «Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?». Ma egli taceva e non rispondeva nulla. Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: «Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?». Gesù rispose:

«Io lo sono! E vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza e venire con le nubi del cielo!».
Allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: «Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Avete udito la bestemmia; che ve ne pare?». Tutti sentenziarono che era reo di morte. Alcuni si misero a sputargli addosso, a bendargli il volto, a percuoterlo e a dirgli: «Fa’ il profeta!». E i servi lo schiaffeggiavano. Mentre Pietro era giù nel cortile, venne una delle giovani serve del sommo sacerdote e, vedendo Pietro che stava a scaldarsi, lo guardò in faccia e gli disse: «Anche tu eri con il Nazareno, con Gesù». Ma egli negò, dicendo: «Non so e non capisco che cosa dici». Poi uscì fuori verso l’ingresso e un gallo cantò. E la serva, vedendolo, ricominciò a dire ai presenti: «Costui è uno di loro». Ma egli di nuovo negava. Poco dopo i presenti dicevano di nuovo a Pietro: «È vero, tu certo sei uno di loro; infatti sei Galileo». Ma egli cominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco quest’uomo di cui parlate». E subito, per la seconda volta, un gallo cantò. E Pietro si ricordò della parola che Gesù gli aveva detto: «Prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai». E scoppiò in pianto.          E subito, al mattino, i capi dei sacerdoti, con gli anziani, gli scribi e tutto il sinedrio, dopo aver tenuto consiglio, misero in catene Gesù, lo portarono via e lo consegnarono a Pilato. Pilato gli domandò: «Tu sei il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». I capi dei sacerdoti lo accusavano di molte cose. Pilato lo interrogò di nuovo dicendo: «Non rispondi nulla? Vedi di quante cose ti accusano!». Ma Gesù non rispose più nulla, tanto che Pilato rimase stupito. A ogni festa, egli era solito rimettere in libertà per loro un carcerato, a loro richiesta. Un tale, chiamato Barabba, si trovava in carcere insieme ai ribelli che nella rivolta avevano commesso un omicidio. La folla, che si era radunata, cominciò a chiedere ciò che egli era solito concedere. Pilato rispose loro: «Volete che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?». Sapeva infatti che i capi dei sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia. Ma i capi dei sacerdoti incitarono la folla perché, piuttosto, egli rimettesse in libertà per loro Barabba. Pilato disse loro di nuovo: «Che cosa volete dunque che io faccia di quello che voi chiamate il re dei Giudei?». Ed essi di nuovo gridarono: «Crocifiggilo!». Pilato diceva loro: «Che male ha fatto?». Ma essi gridarono più forte: «Crocifiggilo!». Pilato, volendo dare soddisfazione alla folla, rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.                Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono tutta la truppa. Lo vestirono di porpora, intrecciarono una corona di spine e gliela misero attorno al capo. Poi presero a salutarlo: «Salve, re dei Giudei!». E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano davanti a lui. Dopo essersi fatti beffe di lui, lo spogliarono della porpora e gli fecero indossare le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo.          Costrinsero a portare la sua croce un tale che passava, un certo Simone di Cirene, che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e di Rufo. Condussero Gesù al luogo del Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», e gli davano vino mescolato con mirra, ma egli non ne prese.            Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse ciò che ognuno avrebbe preso. Erano le nove del mattino quando lo crocifissero. La scritta con il motivo della sua condanna diceva: «Il re dei Giudei». Con lui crocifissero anche due ladroni, uno a destra e uno alla sua sinistra.       Quelli che passavano di là lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: «Ehi, tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso scendendo dalla croce!». Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi, fra loro si facevano beffe di lui e dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! Il Cristo, il re d’Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo!». E anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavano.

Quando fu mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Alle tre, Gesù gridò a gran voce: «Eloì, Eloì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Ecco, chiama Elia!». Uno corse a inzuppare di aceto una spugna, la fissò su una canna e gli dava da bere, dicendo: «Aspettate, vediamo se viene Elia a farlo scendere». Ma Gesù, dando un forte grido, spirò.                Il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo. Il centurione, che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: «Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!».

MEDITAZIONE BIBLICA

Tutto il vangelo di Marco è costruito come una progressiva rivelazione della missione salvifica di Gesù di Nazareth, a partire dal momento del suo battesimo nelle acque del Giordano, quando Egli vide i cieli aperti,  lo Spirito come colomba e la voce interiore:”Tu sei mio figlio diletto, in cui mi sono compiaciuto! (Isaia 42,1). Ma il senso ultimo di questa missione di Servo/Figlio obbediente e sofferente di Jahwèh” potrà essere rivelato da Gesù solo davanti al sommo sacerdote degli ebrei che lo interroga poco prima della sua condanna a morte:”Sei tu il Cristo, il figlio di Dio benedetto?”. Solo ora cessa il segreto sull’identità messianica di Gesù che Egli ha voluto sempre mantenere durante la sua vita pubblica per non essere confuso con il messia regale politico di Israele. Ora Gesù è un profeta indifeso, accusato ingiustamente di sovvertire la tradizione e il tempio. Solo ora Gesù può dichiarare il senso della sua missione di Figlio dell’uomo, cioè giudice  celeste del futuro giudizio universale secondo il libro di Daniele (7,13). Egli è anche il Servo obbediente di Dio fino alla morte per annunciare il Suo Regno  di pace universale (Isaia 42,1-7; 49,1-7; 50,4-9; 52 e 53).

Quello che non appare chiaro è il perché la risposta di Gesù sia una “bestemmia” per il sommo sacerdote,  dal momento che il Salmo 2 v.7  (“Tu sei mio figlio, oggi io ti ho generato!”) attribuisce a Davide e al messia suo discendente, proprio il titolo di “mio figlio”, valido anche per tutto Israele, figlio primogenito di Dio. Questo titolo non solo non era una bestemmia, ma era proprio quel titolo di messia regale e politico d’Israele che Gesù aveva sempre rifiutato! In realtà il motivo della condanna  non fu quella riportata dal vangelo di Giovanni e cioè l’attribuzione di Gesù a se stesso della natura divina, ma proprio la rivendicazione del titolo di messia-figlio dell’uomo, giudice universale, senza alcuna prova di potere politico, militare ed economico legata a quel titolo. L’accusa fu insomma quella di essere un impostore e ingannatore del popolo. Possiamo dunque concludere che per Marco solo la condanna a morte e la crocifissione permettono di comprendere quale tipo di Figlio di Dio sia Gesù e di quale Padre Egli sia Figlio. La salvezza poi consiste nel prendere posizione  coraggiosamente per Lui davanti a Dio e agli uomini.

Nel momento della suprema rivelazione di  Cristo, Testimone   indifeso dell’amore universale  di Dio Padre, molto diversi sono gli atteggiamenti attorno a Gesù: Pietro lo rinnega per viltà, Giuda lo tradisce, gli apostoli osservano da lontano impauriti. Solo il centurione pagano, vedendo la fede e la preghiera di Gesù, che recita il salmo 22 della preghiera ebraica del pomeriggio, conclude, come rappresentante di tutti i lettori pagani del vangelo di Marco:”Quest’uomo era veramente Figlio di Dio!”.

 

PER LA RIFLESSIONE PERSONALE

 

+ A che punto è la nostra fede in Gesù Figlio obbediente e sofferente del Padre, misericordioso verso ogni uomo? Ci sentiamo con Gesù figli di quel Padre e fratelli di ogni uomo?

+ Quante persone anche oggi rischiano la vita per fare la volontà di Dio a nostro servizio (familiari, personale sanitario, forze dell’ordine, testimoni di giustizia contro le mafie, ecc.)?

+ Siamo pronti anche noi a rischiare la vita per Gesù e per le persone che Egli ci ha affidato (familiari, amici, colleghi, concittadini e connazionali)?

 

Dio onnipotente ed eterno,

che hai dato come modello agli uomini

il Cristo tuo Figlio, nostro Salvatore,

fatto uomo e umiliato fino alla morte di croce,

fa’ che abbiamo sempre presente

il grande insegnamento della sua passione,

per partecipare alla gloria della risurrezione.

Egli è Dio, e vive e regna con te,

nell’unità dello Spirito Santo,

per tutti i secoli dei secoli.

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