Lectio VI domenica di Pasqua anno B

VI Domenica Pasqua – anno B

 

Invochiamo lo Spirito Santo

 


Vieni, Santo Spirito,
manda a noi dal cielo
un raggio della tua luce.

Vieni, padre dei poveri,
vieni; datore dei doni,
vieni, luce dei cuori.

Consolatore perfetto,
ospite dolce dell’anima,
dolcissimo sollievo.

Nella fatica, riposo,
nella calura, riparo,
nel pianto, conforto.

O luce beatissima,
invadi nell’intimo
il cuore dei tuoi fedeli.

Senza la tua forza,
nulla è nell’uomo,
nulla senza colpa.

Lava ciò che è sordido,
bagna ciò che è arido,
sana ciò che sanguina.

Piega ciò che è rigido,
scalda ciò che è gelido,
raddrizza ciò ch’è sviato.

Dona ai tuoi fedeli
che solo in te confidano
i tuoi santi doni.

Dona virtù e premio,
dona morte santa,
dona gioia eterna. Amen.


 

Ascoltiamo la Parola di Dio

 

At 10,25-26.34-35.44-48 Pietro stava ancora dicendo queste cose, quando lo Spirito Santo discese sopra tutti coloro che ascoltavano la Parola

Avvenne che, mentre Pietro stava per entrare [nella casa di Cornelio], questi gli andò incontro e si gettò ai suoi piedi per rendergli omaggio. Ma Pietro lo rialzò, dicendo: «Àlzati: anche io sono un uomo!».

Poi prese la parola e disse: «In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga».

Pietro stava ancora dicendo queste cose, quando lo Spirito Santo discese sopra tutti coloro che ascoltavano la Parola. E i fedeli circoncisi, che erano venuti con Pietro, si stupirono che anche sui pagani si fosse effuso il dono dello Spirito Santo; li sentivano infatti parlare in altre lingue e glorificare Dio.

Allora Pietro disse: «Chi può impedire che siano battezzati nell’acqua questi che hanno ricevuto, come noi, lo Spirito Santo?». E ordinò che fossero battezzati nel nome di Gesù Cristo. Quindi lo pregarono di fermarsi alcuni giorni.

 

 

 

Dal Sal 97 (98): “Il Signore ha rivelato ai popoli la sua giustizia”.

 

Cantate al Signore un canto nuovo,

perché ha compiuto meraviglie.

Gli ha dato vittoria la sua destra

e il suo braccio santo. R.

 

Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,

agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.

Egli si è ricordato del suo amore,

della sua fedeltà alla casa d’Israele. R.

 

Tutti i confini della terra hanno veduto

la vittoria del nostro Dio.

Acclami il Signore tutta la terra,

gridate, esultate, cantate inni! R.

 

1Gv 4,7-10 Dio è amore.

Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio: chiunque ama è stato generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore.

In questo si è manifestato l’amore di Dio in noi: Dio ha mandato nel mondo il suo Figlio unigenito, perché noi avessimo la vita per mezzo di lui.

In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati.

 

Acclamazione al Vangelo:

Se uno mi ama,osserverà la mia parola, dice il Signore,

e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui. (Gv 14,23)

 

Gv 15,9-17

(7 Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. 8 In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli.)

9 Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. 10 Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. 11 Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.

12 Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. 13 Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. 14 Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. 15 Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. 16 Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. 17 Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri.

Meditiamo il Vangelo

All’inizio ho messo tra parentesi la fine del Vangelo di domenica scorsa perché i versetti 7 e 8 sono ripresi dal versetto 16, e fanno come da cornice al brano. Questo ci fa capire come il brano di questa domenica è collegato a quello di domenica scorsa della vite e dei tralci.

Un tema che continua, da domenica scorsa, è quello del “rimanere”: in greco il verbo meno significa anche dimorare. È lo stesso che usano i primi due discepoli di Gesù quando alla domanda “Cosa cercate?” rispondono “Dove dimori?”. Questo è tutto il percorso che l’evangelista Giovanni ci fa fare e cioè ci spinge a scoprire dove dimora Gesù, e cioè dove dimora il Suo cuore, e ci spinge a chiederci dove dimoriamo noi: dove dimora il nostro cuore? Cosa cerchiamo? Quali sono i nostri desideri?

Siamo durante l’ultima cena; Gesù pronuncia questo lungo discorso dopo aver lavato i piedi ai discepoli, aver annunciato il tradimento di Giuda e il rinnegamento di Pietro.

Gesù ci presenta una catena d’amore: “Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi … Questo è il mio comandamento: che via amiate gli uni gli altri come io ho amato voi”. Questo amore discende dal Padre al Figlio e dal Figlio a noi perché anche noi, scoprendoci amati gratuitamente da Dio, diventiamo capaci di amare i nostri fratelli.

In pratica Gesù ci sta spiegando quello che ha detto al versetto 8: “In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli”. E diventare suoi discepoli significa proprio imparare ad amare come Lui ci ha amato. E il frutto è proprio l’amore vicendevole. Questa è la gloria del Padre. Se ci pensiamo un attimo è naturale: quando un padre è felice se non quando vede che tra i membri della sua famiglia regna l’amore reciproco?

E come si fa ad amare se non seguendo l’esempio di Gesù? È questo che significa “osservate i miei comandamenti” che poi sono solo uno e Gesù ce lo ripete al versetto 12: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi”.

E se in questa grande famiglia regna l’amore non è felice solo il Padre, ma anche noi perché, insieme all’amore, inevitabilmente regna anche la gioia: “Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”. Infatti quale gioia è più grande di quella di scoprirci amati e di rispondere col nostro amore? Chiedete a due innamorati se non sono felici.

Tutto questo è bellissimo, ma al versetto 13, Gesù ci fa vedere che è anche impegnativo: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici”. È impegnativo perché donare la vita presuppone il superamento del nostro egoismo e del nostro istinto di autoconservazione, ma è anche bello perché risponde pienamente a quella che è la nostra vocazione più profonda. La Prima lettera di Giovanni, letta nella seconda lettura, ci ha detto che “Dio è amore”, ma noi siamo stati creati a immagine e somiglianza di Dio e quindi anche noi siamo fatti per amare. L’uomo si realizza pienamente solo nell’amore perché questa è la sua identità più profonda che il Creatore ha messo dentro di noi creandoci a sua immagine: siamo fatti per amare e il nostro cuore è inquieto finché non ama perché sente che gli manca qualcosa, che non sta facendo quello per cui è stato creato.

Il serpente antico cerca di mettere nei nostri cuori il sospetto che Dio non ci ami perché ci vuole separare da Lui e dai fratelli, e vuole farci ripiegare su noi stessi. Ma se ci chiudiamo nell’egoismo scopriamo che, anche se apparentemente possediamo tutto ciò di cui abbiamo bisogno materialmente non stiamo bene, in pace. Sentiamo che ci manca qualcosa e questo qualcosa è l’amore.

Invece chi fa della propria vita un dono d’amore, proprio come ha fatto Gesù, apparentemente perde se stesso donandosi tutto a Dio e agli altri, ma in verità realizza se stesso in pienezza.

E Gesù ci dice che saremo suoi amici se faremo quello che ci comanda e cioè se ameremo. In questi pochi versetti amore e amare compare 9 volte. Se amiamo cioè diventiamo pari a Dio, che è amore, perché gli amici sono pari, sono sullo stesso piano. Amare ci fa vivere veramente da figli di Dio perché Dio è amore.

Al versetto 16 c’è una frase bellissima: “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga”; e cosa significa “scelti” se non “amati”? La prima lettera di Giovanni dice la stessa cosa usando il verbo amare al posto di scegliere: “non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi”. Siamo stati scelti perché siamo stati amati da Dio. Questa è la vetta della rivelazione: Dio è amore e ci ha scelti perché ci ama, e per cosa siamo stati scelti se non per amare?

Se entriamo in questa logica di amore allora non desideriamo altro se non che si realizzi il regno di amore di Dio in mezzo a noi. Per questo tutto quello che chiederemo al Padre ce lo concederà, perché non gli chiederemo altro se non “sia fatta la Tua volontà” e cioè “venga il Tuo regno di amore in mezzo a noi”.

Inoltre se credo che Dio mi ami credo anche che si prenda cura di me, che mi dia tutto ciò di cui ho bisogno: solo se credo veramente che Dio mi ama, che vuole il mio bene, che si prende cura di me potrò fare della mia vita un dono d’amore senza voltarmi indietro per la paura di perdere qualcosa e di dovermi occupare prima di me stesso.

Finalmente capiamo anche qual è il frutto che il vignaiolo, il Padre, si aspetta di trovare nella Sua vigna: l’amore; si aspetta che noi rispondiamo al Suo amore amandolo e amandoci a vicenda.

Se rimaneva ancora qualche dubbio ce lo toglie l’ultimo versetto: “Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri”. Gesù non poteva essere più chiaro di così.

 

Spunti per la riflessione personale e la condivisione:

1) Dove dimora il mio cuore e cioè che cosa desidero? Dove cerco la gioia?

2) Credo che la vera gioia sia compiere la volontà di Dio oppure preferisco decidere da solo ciò che è buono per me e scegliere indipendentemente da Lui?

3) Credo veramente che Dio mi ama e che non mi chiede altro se non di amare?

4) Riesco a vedere la bellezza di fare della mia vita un dono d’amore per Dio e per gli altri o ho paura di perdere tutto e quindi mi rifugio nel mio egoismo?

 

Preghiamo con la seconda colletta:

O Padre, che nel tuo Figlio ci hai chiamati amici,
rinnova i prodigi del tuo Spirito,
perché, amando come Gesù ci ha amati,
gustiamo la pienezza della gioia.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.

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