Un evento di grande gioia e speranza per l’Arcidiocesi di Ancona-Osimo è stata l’ordinazione diaconale di Giuseppe Luigi Rella. All’età di 43 anni ha lasciato il lavoro, la famiglia e la comunità per entrare in seminario e, sabato 16 ottobre nella Cattedrale di San Ciriaco, è stato ordinato diacono per l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria di Mons. Angelo Spina, che lo ha invitato ad essere «come Cristo, servo di tutti».
Giuseppe ha maturato la sua vocazione in età adulta e, nel corso della sua vita, ha sperimentato quanto il Signore è buono e grande nell’amore. Per la sua ordinazione ha scelto la frase “Affida al Signore la tua via, confida in lui ed egli agirà”, tratta dal salmo 37, perché «ho affidato a Dio la mia vita e Lui mi ha condotto fino a qua. Questa frase, quindi, è anche un augurio, perché continui a portarmi dove Lui vuole e io possa compiere sempre la sua volontà». Giuseppe ha 49 anni, viene da Sondrio ed è laureato in Ingegneria Elettronica. Mentre lavorava a Milano in un’azienda produttrice di apparati per telecomunicazioni, tramite amici, ha conosciuto il movimento Gloriosa Trinità che è stato decisivo nel suo percorso di ricerca vocazionale. Durante un ritiro spirituale a Numana, con l’aiuto del fondatore del movimento don Andrea, ha infatti maturato la decisione di entrare in Seminario. Nel 2014 l’Arcivescovo Edoardo Menichelli, poi nominato cardinale da papa Francesco, ha riconosciuto in diocesi il movimento Gloriosa Trinità e ha offerto ospitalità ai futuri seminaristi del movimento stesso. Nell’ottobre del 2015, grazie a questo accordo, Giuseppe è entrato nel seminario regionale marchigiano e ora, come diacono, è stato incardinato nell’Arcidiocesi di Ancona-Osimo.
Durante l’omelia, l’Arcivescovo ha sottolineato che «il carattere diaconale è il segno configurativo-distintivo impresso indelebilmente nell’anima che configura chi è ordinato a Cristo, il quale si è fatto diacono, cioè servo di tutti. La grazia sacramentale dà al diacono la forza necessaria per servire il Popolo di Dio nella diaconia della Parola, della liturgia e della carità, in comunione con il Vescovo che ha la pienezza del sacramento dell’ordine». Al diacono, dunque, «compete di proclamare il Vangelo. La Parola di Dio e non la nostra. La Parola di Dio, non le idee che sono di moda nella cultura del mondo. Il diacono è araldo del Vangelo e non di un ordinamento sociale, non di un sistema politico. È amministratore della salvezza eterna, non di traguardi puramente terreni». Il diacono è anche il «primo collaboratore del sacerdote nella celebrazione dell’Eucarestia, cioè del grande “mistero della fede”. È colui al quale il Corpo e il Sangue del Signore vengono affidati perché i fedeli se ne nutrano e ricevano forza. Tratta i santi misteri con quella interiore adorazione, con quella gravità esterna, con quel sacro decoro, con quella devozione dello spirito che, in definitiva, sono l’espressione di un animo che crede e rimane sempre consapevole e compreso dell’altissima dignità dei suoi compiti».
Al diacono poi è affidato in modo particolare il ministero della carità che è «all’origine della istituzione della diaconìa. Quando l’Eucarestia è posta al centro della comunità, essa non solo plasma i cuori dei credenti per l’incontro di comunione con Gesù Cristo, ma li spinge conseguentemente anche ad un incontro di comunione con i fratelli. L’attenzione alle necessità degli altri, l’accorgersi delle pene e delle sofferenze dei fratelli, la capacità del dono ai fratelli: questi sono i segni distintivi del discepolo del Signore che si nutre del Pane Eucaristico. L’amore del prossimo non deve essere soltanto proclamato: deve essere praticato. Il diacono dovrà essere caritatevole, solidale, accogliente, umile e benigno. Dovrà dedicare agli altri il suo interessamento, il suo tempo, l’impegno della sua vita. Per essere fedeli a questa triplice diaconia, carissimo Giuseppe, prendi una posizione definitiva davanti a Cristo, offrendo il dono e l’impegno della castità perfetta nel celibato per il Regno. Con l’impegno del sacro celibato assumi il dolce obbligo-onore della celebrazione quotidiana, compiuta con fedeltà amorosa, della intera Litugia delle Ore. È la preghiera incessante di tutta la Chiesa, che viene affidata particolarmente ai sacri ministri. Manterrai vivo, intenso, affettuoso il dialogo con il Padre pregando per te stesso e per il mondo intero».
Durante la celebrazione, l’Arcivescovo ha imposto le mani sul capo di Giuseppe, ha innalzato la sua supplica al Signore e ha invocato su di lui l’effusione dello Spirito Santo, affinché lo “fortifichi con i sette doni della sua grazia e lui possa compiere fedelmente l’opera del ministero”. Al termine della messa Giuseppe ha ringraziato i genitori e le sorelle presenti, il movimento Gloriosa Trinità, il seminario e le comunità parrocchiali dove è cresciuto e quelle in cui ha svolto il cammino di formazione, in particolare la parrocchia Santa Maria delle Grazie di Ancona e quella di San Giuseppe di Falconara.